sabato 11 maggio 2019

Vivere in PENSIONE – “OZIO” COME STILE DI VITA

Ozio” come stile di vita si riferisce alle varie attività svolte dai pensionati benestanti,  giovanili e ancora disponibili a prendersi cura di sé, viaggiare, dedicarsi ad attività culturali per un armonia tra dimensione spirituale e materiale che deriva da quel bene forse più prezioso del denaro: IL TEMPO, o TEMPO LIBERATO come viene definito.




Tutti concordiamo che, terminato lo stress da lavoro, è molto piacevole arrivare a questo stadio con aspettative di vita lunghe, in buona salute e con il lusso di potersi dedicare ai propri interessi con quel pensiero positivo che deriva dalla soddisfazione di aver raggiunto l’agognata pensione.


Per Ozio come stile di vita non si intende però solo dedicarsi al piccolo punto o all'uncinetto, curare l’orto o seguire i nipoti – cose peraltro piacevoli ed apprezzate – ma molto di più.
 Infatti, il concetto si allarga ad una fase di pianificazione per buone aspettative di vita, nella rilassatezza di non avere più lo stress da lavoro. In definitiva, la vecchiaia è uno stato mentale che deve essere attenuato da un costante pensiero positivo. Non si capisce, infatti, perché si debba cessare di pianificare in maniera propositiva il futuro che riguarda la terza età.

Bisognerebbe, piuttosto, evitare il rischio di cadere nelle lusinghe della GERO – TECNOLOGIA, che assiste sì bene gli anziani, ma si nutre della loro debolezza e della loro tendenza a lasciarsi andare all'incombere della vecchiaia.

Estendere i limiti di durata della vita media è un grande impegno, iniziata la fase di pensione, soprattutto se ci si propone di farlo cercando di cogliere le sensazioni positive degli avvenimenti di tutti i giorni.

Le aspettative di vita sono la diretta conseguenza di un pensiero positivo che viene generato dalla sparizione dello stress da lavoro, creando così armonia tra corpo e spirito.

Ad esempio, se una nonna in pensione, pur rimasta vedova, riuscisse ad inserirsi in attività di sostegno nel campo che predilige (tipo insegnante volontaria in Università della terza età) sarebbe impegnata a “stare sempre bene” per far fronte ai suoi impegni.

In tal modo potrà tranquillizzare figli e nipoti che, una volta terminato il lavoro, ci sono orizzonti nuovi da scoprire che sono gratificanti e fanno – in qualche modo – restare sempre “vecchi fuori e giovani dentro”.

Tutto questo, naturalmente, è uno scenario positivo in un contesto sociale favorevole ma, visto che potrebbero sempre sopraggiungere tempi duri, occorre pure ragionare sul proprio Piano B).

Quest’ultimo sarà infatti utile per combattere lo stress da incertezza al fine di usare le PENSIONI come piccolo accumulo per creare ancora qualcosa in vista di una durata di vita che si allunga sempre più.

La prossima riflessione avrà proprio come oggetto il Piano B).
                                                                                                                     

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